L’assunzione di Maria
Con il termine“Assunzione” la fede della Chiesa indica il privilegio per cui Maria Vergine, terminata la sua vita terrena, fu elevata alla gloria celeste con l’anima e il corpo. E se ”i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto l’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa…da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria; ella non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo ” (Pio XII, Munificentissimus Deus).
L’Assunzione della Vergine è una singolare partecipazione alla Risurrezione del suo Figlio e un’anticipazione della risurrezione degli altri cristiani; recita il Tropario della festa della Dormizione della Liturgia bizantina: <>.
Questa verità di fede fu da sempre creduta e professata dal Popolo di Dio, unitamente ai suoi Pastori ma fu definita solennemente con la proclamazione del dogma nel 1950 da parte di Papa Pio XII.
La festa è certamente di origine orientale; le documentazione la attestano a Roma sotto Sergio I (687 – 701): è verosimile sia stata introdotta da monaci greci nel corso del 7° secolo.
Al 10° secolo risalgono invece le prime raffigurazioni nell’arte bizantina con la rappresentazione della “Dormitio Virginis”, mentre in occidente era già familiare il tipo iconografico di “Maria Regina”, che crea lo schema dell’incoronazione, atto culminante del transito della Vergine, e dell’”Assunzione” propriamente detta, con Maria chiusa in una mandorla luminosa trasportata in cielo da angeli. Nel 15° sec. la mandorla fu sostituita da una corona di angeli in volo, tipo che rimarrà poi costante (STEFANO DE FIORES – VALERIA FERRARI SCHIEFER – SALVATORE MARIA PERRELLA, Mariologia, Dizionari S. Paolo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009.).
Il testo della Scrittura che adombra l’Assunzione di Maria vergine al cielo è senz’altro Ap. 12, 1:
<>. Nella “donna” la Chiesa da sempre ha veduto e venerato Maria, rivestita della gloria del suo Figlio. Con il simbolo del sole, infatti, si designa “il fulgore delle opere buone”. Cristo, <> (Ml. 3, 20), “ha consegnato la veste gloriosa di questo sole alla sua veneratissima Madre e l’ha resa interiormente luminosa con pienezza di sapienza celeste; e la ornò esteriormente con diverse opere di virtù” (CRISTIANO, abate cistercense del XII sec.).
La “Munificentissimus Deus” di Pio XII fa appello anche al protovangelo (Gen. 3, 15), testo che presenta la “donna” strettamente collegata con il suo discendente nell’ “inimicizia” contro il serpente. Quale seconda Eva, Maria è impegnata col Figlio nella lotta contro il peccato e la morte; per questo ha acquistato un rapporto nuovo con la vita, di cui quella celeste è l’espressione ultima. Come la risurrezione gloriosa di Cristo fu parte essenziale e ultimo trofeo di questa vittoria, così occorreva che il combattimento affrontato dalla Vergine assieme al Figlio si concludesse con la glorificazione del suo corpo verginale. Anche nel salmo 44 è stata vista l’immagine di Maria assunta: <> (Sl. 44, 14).
Concludiamo questi brevi cenni sull’Assunzione di Maria con una preghiera a Lei rivolta da Papa Pio XII:
<<Noi sappiamo che il tuo sguardo, che maternamente accarezzava l’umanità sofferente di Gesù sulla terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell’anima tua nel contemplare faccia a faccia l’adorabile Trinità fa sussultare il tuo cuore di beatificante tenerezza; e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell’anima, ti chiediamo di purificare i nostri sensi, affinchè apprendiamo, fin da quaggiù, a gustare Iddio, solo Iddio, nell’incanto delle creature. Amen.>>
Michela Botteghi
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