Gesù è il Messia – profeta
Il brano che meglio descrive Gesù come profeta è quello che egli stesso legge e applica a se stesso nella sinagoga di Nazareth all’inizio della sua missione: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore” (Is 6,1-2 // Lc 4,18-19). Quando il profeta Isaia scrive il brano pensa con ogni probabilità al suo essere mandato per un compito che ha dei risvolti socio-politici: è chiamato a portare nel nome di Yhwh un messaggio di speranza per la ricostruzione di Israele afflitta e percossa. Isaia ha la coscienza di essere inviato da Dio. Nella cultura ebraica (saluhî), come in quella greca (apòstolos) l’inviato agiva con il nome e l’autorità del mandante, la sua parola aveva l’effetto che avrebbe ottenuto il mandante (cfr. la parabola dei vignaioli omicidi, Lc 20,13). Con le parole “Oggi si è adempiuta questa scrittura” Gesù si assimila al profeta Isaia, come lui è stato inviato. Subito dopo, nello stesso passo (4,23-27), Gesù pone se stesso nella cornice del quadro di riferimento a Elia, di cui ripete anche le gesta resuscitando il figlio della vedova di Naim (7,11-17 // 1Re 17,22-23) ed Eliseo (2Re 4,33).
Ma proprio questa assimilazione causa la reazione violenta della gente (Lc 4,33). Dei profeti, infatti, il Cristo condivide anche le persecuzioni. Egli stesso si designa come “profeta ammazzato” (13,31-35): è il martire disposto a cadere vittima per quello che fa.
Nel passo di Erode la “volpe” si allude ad un brano analogo dell’AT riguardante Elia sul quale il re aveva messo una taglia e lo fa cercare in tutti gli angoli del regno tanto che fugge sull’Oreb dove si lamenta con Dio (1Re 19,14). In tutto 1Re appare un continuo braccio di ferro tra il profeta e la monarchia e per questo è passato nella tradizione come “il profeta” (interessante ricordare che, come Gesù, egli è stato rapito in cielo, 2Re 2). Su questo schema nel vangelo di Luca viene imperniata la figura di Gesù-profeta che, inviato da Dio ad annunciare il regno, sarà rifiutato dalle autorità e sarà ucciso a Gerusalemme, ma alla fine risorgerà e sarà elevato al cielo.
Nei vangeli, comunque, anche la gente riconosce Gesù come profeta vedendo i prodigi che compie o ascoltando le sue parole (Mt 16,14; “Questi è il profeta Gesù, da Nazareth di Galilea”, Mt 21,11; Mc 6,15; La Samaritana dice a Gesù: “vedo che sei un profeta”, Gv 4,19; Il cieco nato risponde ai sacerdoti: “E’ un profeta”,Gv 9,17) e anche i nemici, pur usando il termine profeta in senso ironico nei confronti di Gesù, non fanno che avvalorarlo (Mt 26,68; Mc 14,65; Lc 7,39; Gv 7,52). Anche il vocabolario riguardante la messianicità profetica di Gesù è presente prevalentemente nel contesto della passione, negli altri contesti in cui sono richiamate le incomprensioni nei riguardi dei profeti e nei passi in cui la gente esalta le caratteristiche eccezionali del Cristo. Le aspettative del popolo sono materiali.
Il profetismo di Gesù è, come la sua regalità, da porre su un gradino più alto, come sottolinea l’apertura della lettera agli Ebrei: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo” (Eb 1,1-2)
Laila Lucci,
Bible Teacher and professor of Hebrew Bible and S. Writing at the ISSR Rimini is the author of several essays and books, among whic are included: Witnesses of the Risen.
Paths of Lucan pneumatology, Pazzini, Verucchio (RN) 2007
Commentary to exegetical-theological “Wisdom Books” in The Bible VVV, S. Paul, Cinisello Balsamo 2009;
Introduction, translation and commentary on Joel, S. Paul (NVAT), Alba 2011;
Introduction, translation and commentary on Amos
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